Le agenzie di stampa specializzate hanno pubblicato in questi giorni i dati del mese di marzo dello sport-betting. Confermano che l’introduzione del palinsesto complementare all’inizio nel 2014 e l’ingresso sul mercato dotit dell’operatore inglese bet365 nello scorso autunno hanno provocato una rivoluzione in questo segmento di gioco.
I dati forniti sono espressi in termini di raccolta è mostrano che:
• a marzo la raccolta del betting sul canale online vale quasi quanto la raccolta retail, oltre il 46% del totale,
• la raccolta di bet365 è quasi un terzo del totale online ed il triplo di quella di William Hill, il secondo in classifica,
• bet365 raccoglie 74 milioni di euro sul solo canale online contro 72 milioni raccolti da GTech complessivamente tra online e offline.
Apparentemente bet365 prevale con la sola raccolta online anche rispetto ai leader storici, come GTech, SNAI, Sisal ed Eurobet, pur sommando i risultati da questi conseguiti sul circuito online e nei punti fisici.
In realtà la rivoluzione c’è stata ma non consiste semplicemente nel cambiamento delle quote di mercato. Questa rappresentazione nasconde profili fondamentali che sfuggono probabilmente anche ad alcuni addetti ai lavori, non solo ai politici che talvolta assumono decisioni vitali sul settore del gioco senza disporre della competenza specifica.
Lo sviluppo del palinsesto complementare e dell’offerta delle scommesse live / in-play nel corso dell’ultimo semestre hanno reso pericolosamente distorte le letture dei trend basate sulla raccolta. I fatti sono questi:
• le scommesse live hanno un payout pari anche al 96% e i margini (raccolta al netto delle vincite restituite ai giocatori) sono perciò almeno 3 – 4 volte inferiori rispetto a quelli delle scommesse tradizionali,
• la raccolta sul palinsesto complementare è in larga prevalenza raccolta di scommesse live,
• il palinsesto complementare e quindi le scommesse live sono raccolte per l’80% sul canale online,
• la raccolta di bet365, in particolare, è costituita per l’80% da scommesse live.
La conseguenza è che i trend del betting sono molto diversi se espressi in termini di margine anziché di raccolta:
• il margine del betting online nel primo trimestre 2015 è inferiore al 10%. Il margine del betting retail nel primo trimestre è invece tra 15% e 20%. Si colloca peraltro in questa forchetta la performance che diversi concessionari retail dichiarano di perseguire. È tra il 50% e il 100% superiore alla performance media degli operatori del canale fisico, tra i quali, non va dimenticato, è presente una componente che recluta i giocatori in luoghi fisici e che persegue margini più alti di quelli delle stesse agenzie di scommesse;
• a marzo, un mese in cui i risultati sui campi sportivi sono stati favorevoli agli operatori, il margine del betting online è 12,5% e quello del betting retail è 25%, cioè il doppio. In termini di raccolta bet365 ha una quota del 32% del segmento online e del 15% del mercato totale del betting. Ma in termini di margine le cose cambiano. bet365 domina il segmento del betting online con una quota attorno al 20%, solo un quinto del totale non un terzo, pur se circa il doppio di quella dei migliori challenger. A livello dell’intero mercato del betting la quota di bet365 è inferiore all’8%, circa la metà di quella di GTech, ma anche di Sisal e di Snai.
In conclusione bet365 sta dominando gli altri grandi operatori che offrono il betting solo sul circuito online e che hanno un’offerta head-on con la sua, come William Hill, Paddy Power e bwin. Ma non ha affatto scavalcato GTech nella graduatoria del betting. bet365 è la metà di GTech. È attualmente quinto o sesto nella graduatoria del betting.
GTech, SNAI, Sisal, Intralot non dovrebbero rincorrere bet365 sulla raccolta. Sarebbe un suicidio, perché bet365 offre un altro prodotto. La raccolta che già ha causato tanti malintesi e danni al settore del gambling rischia di provocare equivoci pericolosi nel betting.
You get what you measure. L’esagerata focalizzazione italiana sulla raccolta influenza anche gli obiettivi e le strategie degli operatori. L’ADM dovrebbe rendere disponibili ai concessionari, anche per il retail, i dati del margine oltre a quelli della raccolta, come già fa per l’online. E dovrebbe fornire dati separati per il betting pre-play e per l’in-play, perché sono due prodotti diversi.