Nella imminenza della pubblicazione delle novità che potrebbero essere introdotte dal decreto delegato sul gioco pubblico alcune considerazioni riguardanti l’imposizione fiscale del gioco, preparate per il Seminario “C’è gioco e gioco” tenuto il 7 luglio 2014 a Milano, non presentate in quell’occasione per i limiti di tempo disponibile. Si veda anche il testo (“I Giochi online – Giovanni Carboni e Matteo Iori a Seminario Gioco) e le slide (Seminario C’è gioco e gioco – Il gioco online, un gioco molti giochi”) dell’intervento nella sezione “Publications” di questo sito.
“La materia dell’imposizione fiscale dei giochi è complessa e articolata. Nel tempo disponibile saremo costretti a dare informazioni talvolta necessariamente approssimative. Bisogna innanzitutto distinguere da un lato i giochi offerti solo sul canale online, dall’altro lato i giochi comuni al canale fisico e al canale online per i quali la tassazione è la stessa su entrambi i canali.
I giochi per i quali l’online rappresenta un differente canale di acquisto dello stesso prodotto distribuito sul canale fisico sono: il lotto e il superenalotto, le scommesse ippiche e le scommesse sportive. Si applica però la stessa tassazione non solo a questi giochi ma anche ai gratta e vinci ed al bingo, che in realtà a mio parere dovrebbero essere considerati giochi diversi, non dal punto di vista matematico ma dal punto di vista dell’esperienza del giocatore.
La base imponibile per tutti i giochi comuni è storicamente la raccolta. Per gran parte di tali giochi l’imposta è ciò che resta della raccolta detratte le vincite, gli altri contributi e gli aggi del concessionario e del punto di raccolta. Comunque, l’imposta, o meglio tenendo conto dei contributi destinati a soggetti diversi dallo Stato, il prelievo è in genere espresso da una formula piuttosto complessa.
Va aggiunto che l’aliquota d’imposta è diversa per ciascuna delle varianti di gioco appartenenti alla stessa famiglia di gioco. Ad esempio all’Erario va circa il 30% del Lotto ma solo il 15% della raccolta del 10eLotto. Va quasi il 55% della raccolta del Superenalotto ma solo il 23% del WinforLife.
L’ippica ha diverse varianti e mediamente il prelievo totale è prossimo al 20% della raccolta. Le scommesse istantanee hanno un’imposta attorno al 17,5%.
Il bingo ha invece un prelievo complessivo del 12% della raccolta, corrispondente al 40% della spesa del giocatore. Un’aliquota a mio avviso troppo alta per il gioco online, nel quale le partite si ripetono con frequenza indicativamente doppia rispetto al gioco fisico.
Per finire, le scommesse sportive hanno nel 2014 una tassazione pari a poco meno del 4% della raccolta, la cui traduzione in termini di aliquota sulla spesa varia tra il 20% ed il 40%, ma in alcuni casi anche il 50%. L’aliquota sulla spesa dipende dal payout, che varia sulla base di molti elementi, non solo le quote offerte dal concessionario ma anche la capacità dei giocatori di pronosticare. Inoltre le quote offerte sono molto più favorevoli nel gioco delle scommesse live, giocato prevalentemente sul canale online, perché in questa forma di scommessa effettuata durante l’evento sportivo il giocatore scommette ripetutamente nel corso dell’evento. Come in ogni gioco a scommessa ripetuta il payout deve essere più alto, diversamente il gioco diverrebbe troppo svantaggioso e costoso per il giocatore. Faccio infine osservare che con l’imposizione sulla raccolta il concessionario deve pagare l’imposta anche nel caso in cui i risultati sono favorevoli ai giocatori e le vincite superano la raccolta.
Infine le scommesse virtuali di recente introduzione costituiscono un caso a parte, nel quale la base impositiva è il margine, cioè quello che resta dopo che sono state pagate le vincite, e l’aliquota è il 20%.
Il quadro impositivo dei giochi che sono offerti solo online è molto più semplice. Soltanto per i primi giochi solo online introdotti, cioè i giochi di skill e il poker a torneo, la base impositiva è la raccolta con aliquota è 3%. Tale aliquota equivale per il poker a torneo a circa 27% della spesa.
Per tutti gli altri giochi la base impositiva adottata è il margine e l’aliquota è pari al 20%. Si tratta dei giochi di casinò, del poker cash e dell’exchange betting. Si dovrebbe osservare che nel caso del gioco online una quota considerevole del margine è restituito al giocatore, in aggiunta alle vincite, in forma di bonus, che sono equivalenti a sconti ma sono tassati. Ad esempio nel caso del poker cash la quota restituita in bonus può raggiungere il 40% del margine. Il margine iniziale è pari al 2,5%, il concessionario paga allo Stato 0,5% e restituisce al giocatore in bonus 1%. Il suo margine vero diventa pertanto 1%. Si dovrebbe perciò dire che l’aliquota d’imposta attuale è pari al 33% non al 20%.
L’aliquota pari al 20% si dimostra comunque equilibrata. Prescindendo dalle legislazioni dot.com che impongono tasse risibili, le legislazioni nazionali del gioco online hanno introdotto aliquote analoghe, raramente di poco superiori, come nel caso della Spagna che però non prevede il nostro “canone”, più spesso inferiori. UK ha adottato un’aliquota pari al 15%, la Danimarca una aliquota pari al 20%. Gli Stati USA con legislazione nazionale l’aliquota del 15% e nel caso del Nevada addirittura del 6%.
Per concludere, una osservazione fondamentale. Se esprimiamo l’imposta dei giochi distribuiti sul canale fisico in termini di percentuale del margine, otteniamo aliquote molto diverse, anche all’interno della stessa famiglia di gioco. Lo abbiamo visto con un esempio concreto nel caso del Lotto e del Superenalotto. Nell’ambito di queste famiglie di gioco infatti l’aliquota della raccolta destinata allo Stato cambia molto a seconda della variante di gioco, mentre l’aggio del concessionario e della filiera è invariante, perché attività e funzioni da svolgere, risorse necessarie e costi da sostenere sono gli stessi. A seconda del payout e delle caratteristiche del processo produttivo e distributivo del gioco si rende necessario prevedere un ripartizione appropriata della spesa del giocatore , cioè del margine, tra lo Stato e la filiera del gioco.
Qualora avvenisse l’auspicato passaggio alla tassazione generale sul margine, non si deve ritenere meccanicamente che sia equa un’aliquota sul margine uguale per tutti i giochi. Si tratterebbe di una semplificazione grossolana. Si deve in tal caso esaminare le caratteristiche del singolo gioco e considerare tutte le funzioni ed attività e quindi le risorse ed i costi che è necessario sostenere per il suo esercizio.
Diversamente si può rischiare di applicare balzelli insostenibili provocando l’abbandono dei concessionari e comunque la prevalenza competitiva del gioco illegale.”